Ma chi la toglie la cenere vulcanica che è caduta in città? Il sito del Comune di Catania in un comunicato afferma che tra oggi e domani…
Continua la confusione nella raccolta delle cenere vulcanica in città.
In un primo momento il Comune in un comunicato datato 05/07 aveva disposto che la raccolta dei privati in contenitori di piccole dimensioni poteva essere depositata innanzi alle abitazioni.
Successivamente si correggeva il tiro, e si comunicavano due isole ecologiche in cui i privati potevano lasciare quanto raccolto presso le proprie abitazioni, sottolineando che quando lasciato innanzi le proprie abitazioni in virtù della precedente comunicazione non sarebbe stato raccolto se non quando ci fossero state le disponibilità degli impianti delle società di raccolta.
Alle prime due isole di viale Tirreno a Trappeto Nord e di via Gianni a Picanello, si sono aggiunte poi due postazioni mobili, uno a Canalicchio in via Mario Berardo Cetrone (già Largo Merola) e uno a Nesima Inferiore, nello slargo davanti all’istituto Gemmellaro di Corso Indipendenza. Confermando l’impossibilità di prelievo presso le abitazioni dei privati.
Fatto sta che, ad oggi, la maggior parte delle strade cittadine sono invase, specie ai bordi, da cenere vulcanica, semplicemente spostata dal passaggio delle auto, ragion per cui nelle strade ad alto flusso di auto il centro strada è più pulito e la cenere rimane solamente sotto le auto in sosta, nelle strade con meno flusso invece anche il centro strada a macchia di leopardo è invaso dalla terra, costituendo un pericolo per auto e moto, oltre che per i pedoni che hanno il problema anche sui marciapiede.
La mancanza di un piano di emergenza rimane la cosa più evidente, nonostante che non si possa più parlare di emergenza, visti gli ultimi anni, in cui l’Etna ci ha abituati spessissimo e più volte in un anno a situazioni del genere.
È pertanto necessario avere un piano di “emergenza ordinario” cioè applicabile tutte le volte che si verificano fenomeni di eruzione di tale tipo, ormai frequenti.
Abbiamo fatto due chiacchiere con Danilo Pulvirenti esperto in materia di rifiuti e riciclo, che ci ha confermato come la cosa più importante sia quella di evitare di gestire la situazione in emergenza. Bisogna avere chiaro e a priori cosa fare anche in funzione ai volumi di caduta del materiale.
Non è possibile quindi verificare di volta in volta il da farsi e aspettare eventuali disponibilità delle aziende di raccolta e stoccaggio.
Altro problema da affrontare è il rapporto con aziende che potrebbero avere interesse ad avere questo materiale. Aziende che fanno ad esempio i sottofondi stradali. Ho avuto dei problemi – ci conferma Pulvirenti – quando ero ad Acireale che le ditte volevano il materiale pulito addirittura senza sacchetto in plastica che la conteneva.
C’è quindi da impostare un discorso con queste aziende e qui le soluzioni potrebbero essere più di una. Organizzare una pulizia preventiva, anche con mezzi meccanici, ad esempio con dei vagliatori da parte della protezione civile, oppure – aggiungiamo noi - stabilire un modo per riconoscere un premio in base alla pulizia da effettuare alle ditte stesse.
Quel che è certo è che il materiale raccolto da privati in balconi e terrazze dovrebbe essere relativamente pulito, quello delle strade molto meno, e misto a cicche, carte, materiale vario e impurità.
L’utilizzo potrebbe avere altra natura, tipo lo stoccaggio in cave dismesse o il rimpascimento delle spiagge.
Le soluzioni quindi possono essere varie. L’importante è essere preparati. Bando all’emergenza. Programmazione e informazione dei sindaci.
È lo stesso problema dei rifiuti in generale.
Non si pianifica e non si progetta e si lavora sempre in emergenza.
Foto da internet.
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